L’Agenda 2030, sottoscritta nel settembre 2015 dai 193 stati dell’Assemblea Generale dell’ONU, contiene 17 obiettivi definiti come strategia “per ottenere un futuro migliore e più sostenibile per tutti”.
Come segnala Il Giornale delle Fondazioni, sebbene nessuno dei 17 SDG (Sustainable Development Goal) si concentri esclusivamente sulla cultura, per la prima volta questo programma di azione globale include “espliciti richiami allo sviluppo a base culturale”*.
Paola Dubini dell’Università Bocconi rileva però il fatto che ad essere valorizzata è soprattutto la dimensione di patrimonio e non tanto quella generativa, valoriale e costruttrice di relazioni e comunità che le organizzazioni culturali offrono con le loro attività. Inoltre la sostenibilità è un tema sempre più centrale nella pratica delle diverse realtà culturali ed esistono già protocolli specifici, dalle produzioni cinematografiche alla gestione dei musei o all’organizzazione di festival.

Ma, così come richiesto dalla campagna #CulturalDealEU, operare in senso trasversale a politiche e modelli di intervento porterebbe ad uno sviluppo più sostenibile, sia per le imprese culturali, sia per le comunità in cui esse operano. Infatti la partecipazione attiva alla vita culturale contribuisce non solo alla costruzione di conoscenza, ma anche allo sviluppo delle libertà individuali e collettive, al rafforzamento del senso di appartenenza e coesione/inclusione sociale, con una particolare attenzione alla protezione e alla promozione di diverse espressioni culturali.

Ciò che rende ulteriormente complessa l’attuazione di questo documento, come nel caso di molte altre convenzioni, è la mancanza di localizzazione e quindi di una specificazione degli strumenti da poter mettere in atto nei vari contesti.
Per tentare di sopperire a questa mancanza l’UCLG (United Cities and Local Governments) ha redatto una guida pratica in cui per ogni SDG sono elencati: 

  • in che modo la cultura è rilevante rispetto a quell’obiettivo;
  • cosa possono fare le città;
  • esempi concreti di buone prassi.

Un documento necessario per far capire quanto la cultura sia importante nel perseguimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 e in generale come veicolo di comunità, di benessere e di identità.

Interessante infine ricordare che nella parte introduttiva dell’Agenda si sottolinea:

“Ci impegniamo a promuovere la comprensione interculturale, la tolleranza, il rispetto reciproco, insieme a un’etica di cittadinanza globale e di responsabilità condivisa.
Prendiamo atto della diversità naturale e culturale del mondo, e riconosciamo che tutte le culture e le civiltà possono contribuire a, e sono fattori cruciali per, lo sviluppo sostenibile”.

Insomma un bel programma per cui rimboccarsi le maniche, senza aspettare altri dieci anni e l’ennesimo rinvio delle priorità.

[Qui potete trovare la traduzione della sezione inerente la rilevanza della cultura in relazione ad ogni singolo punto così come proposto dalla guida a cura di UCLG.]

[*cfr. target 4.7, 8.3, 8.9 e 12.b, 11.4]

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