creatività

Allenare la creatività

No, non esistono persone non-creative. E’ solo questione di muscoli.

Naturalmente ci sono individui in cui la dote creativa è più evidente, ma non significa che sia impossibile allenare la creatività.
L’idea mitizzata di creatività andrebbe affrancata dal fardello che si trascina fin dal Rinascimento: la convinzione che per creare sia necessario un qualche favore divino o la propensione all’autodistruzione, spesso descritta come conditio sine qua non del genio e del talento.

Le arti visive e performative hanno il potenziale di strumenti creativi capaci di trasformazione, sia a livello personale che nel più ampio contesto della società contemporanea.
Al di là delle cornici istituzionali e/o accademiche, l’arte non è appannaggio esclusivo di chi padroneggia tecnica e metodi, ma si tratta piuttosto di un linguaggio universale.
Certo, lo studio e il talento sono imprescindibili quando si tratta di intraprendere una carriera professionale, ma nessuno può precluderci la possibilità di provare, di rischiare, di esplorare mondi sconosciuti e di dare un nome tutto nostro alle emozioni.

Provare a cimentarsi con il canto o con l’acquerello, con la danza o il teatro, ci permette di aumentare la nostra capacità di autodeterminazione e di esplorare risorse diversamente dimenticate o nascoste.
Allenare la creatività significa andare alla ricerca di risposte che non sono quelle preconfezionate dalle convenzioni e dal conformismo, immobili e consacrate sull’altare dell’indiscutibile.

Significa quindi aumentare la consapevolezza di sé e rafforzare il pensiero critico che a sua volta ci permette di superare gli stereotipi, intesi come modelli osservativi, cioè schemi mentali acquisiti o ripetuti per necessità o comodità. Questi ultimi infatti sono pattern che il cervello usa per valutare costi e benefici in un’ottica di “risparmio”, tendendo però a semplificare ed appiattire la realtà su livelli bidimensionali (bello/brutto, buono/cattivo).

Dunque allenare la creatività ci insegna a fare domande per non fermarci in superficie e, secondo Annamaria Testa, lo stesso atto di porsi domande è “creativo: l’espressione di un atteggiamento che comprende curiosità, pensiero indipendente, apertura mentale, capacità di negoziare con il caos e l’incertezza”.
Per Pitruzella e Bonanomi “Anche la costruzione di noi stessi come persone può essere considerata un processo creativo: un continuo ricambiare e risignificare le nostre relazioni con il mondo e le impronte di queste relazioni sul nostro paesaggio interiore”.

Naturalmente tentare questo approccio di rottura del paradigma, per esplorare la propria ricchezza personale, comporta un faticoso confronto con se stessi e con i propri limiti, ma ci porta a scoprire nuovi punti di vista, ad essere più flessibili, ad aprirci maggiormente agli altri e quindi a migliorare la comunicazione interpersonale.

Questo stile comportamentale diventa fondamentale per affrontare i cambiamenti che ognuno di noi si trova prima o poi a vivere, oltre ad aiutarci a sviluppare potenzialità che aumentano il nostro benessere personale.
Secondo Colamedici e Gancitano di TLON l’uomo tende ad “escludere possibilità che gettino nel caos e che facciano perdere il controllo. Ma escludere implica sempre il sottrarsi occasioni di meraviglia”.

Partendo da questi presupposti non dovrebbero esistere confini tra il nostro desiderio di esprimerci e l’effettiva capacità di dominare uno strumento piuttosto che una tecnica.

Allora perché non rischiare?